Febbraio, 2017

21Feb(Feb 21)20:30VINODENTRO
Paolo Fresu e Daniele Di Bonaventura
musiche di P. Fresu, W. A. Mozart20:30 Genere:Jazz,Stagione 2016-2017acquista ONLINEbiglietteria

Ora

(Martedì) 20:30

Dettagli

 

VINODENTRO

 

Paolo Fresu tromba, flicorno, effetti

Daniele Di Bonaventura bandoneon, effetti

I Virtuosi Italiani

 

Vinodentro” nasce come colonna sonora dell’omonimo film di Ferdinando Vicentini Orgnani. Ispirato dal romanzo del bolzanino Fabio Marcotto, il film mette sapientemente insieme il mito del Faust e la passione per il vino; il protagonista è un uomo onesto che diviene ambizioso e senza scrupoli pur di reinventarsi nel mondo enoico, per poi ritrovarsi invischiato in un’accusa di omicidio. Il cast è formato da Vincenzo Amato, Giovanna Mezzogiorno, Lambert Wilson, Daniela Virgilio e Pietro Sermonti.

Questo lavoro ha il pregio di non imitare alcun grande compositore di colonne sonore, perché cadere in tale trappola era facile, anche per Fresu. Qui si legge tutta la sincera appartenenza del trombettista a un lavoro che, probabilmente, va ben oltre la trama del film. Fresu firma quattordici brani su sedici: gli altri due “Fin ch’an dal vino” e “Madamina, il catalogo è questo” recano il regale sigillo di Wolfgang Amadeus Mozart; poi c’è “Fermo” cofirmata con Daniele Di Bonaventura. Il filo rosso che Fresu lega e regala al cinema è ricco di trame eleganti, avvincenti, bagnate di romantiche note (“Calmo“); dialogiche e seminate di passione come nell’onomantica “Martango“, in tre takes: la prima con Di Bonaventura che fa da contraltare ritmico all’illuminante ensemble I Virtuosi italiani e Fresu che svolazza deciso e sornione con anche i suoi effetti elettronici. La seconda versione è più cameristica e se la giocano alla pari tromba e bandoneon. La terna si chiude con Di Bonaventura solo soletto che gioca nei colori e nelle pieghe della melodia.

La forza narrativa arriva da ogni meandro: negli archi, tempestosi (“Mosso“) o quieti, sottotraccia. Nella tromba e flicorno di Fresu che ricama, conduce e infiocchetta anche lì dove il suo passaggio è lieve, impercettibile; nei giochi a fior d’acqua dell’elettronica che è maneggiata con acume dallo stesso autore e da Michele Rabbia, che si distingue per quella superiore discrezione da cesellatore che ben pochi hanno. E Di Bonaventura, sempre più autentico e personale nel maneggiare il bandoneon.

Una colonna sonora, magari anche per la vita di chi si vuole bene.

 

 


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