Febbraio, 2019
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(Giovedì) 20:30
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NOGRAVITY DANCE COMPANY DIVINA COMMEDIA Dall’Inferno al Paradiso una creazione di Emiliano Pellisari regia Emiliano Pellisari coreografie Mariana Porceddu danzatori Mariana Porceddu Sara Bertoglio Antonino Casile Francesco Saverio Cifaldi Giada Inserra Sara Pennella musiche Bach, Rossini Sibelius, Stravinskij, Meredith Monk, Steve Reich voci recitanti Gianni Bonagura Laura Amadei Carla Ortenzi Marion Chiris costumi Noemi
Dettagli
NOGRAVITY DANCE COMPANY
DIVINA COMMEDIA
Dall’Inferno al Paradiso
una creazione di Emiliano Pellisari
regia
Emiliano Pellisari
coreografie
Mariana Porceddu
danzatori
Mariana Porceddu
Sara Bertoglio
Antonino Casile
Francesco Saverio Cifaldi
Giada Inserra
Sara Pennella
musiche
Bach, Rossini Sibelius, Stravinskij, Meredith Monk, Steve Reich
voci recitanti
Gianni Bonagura
Laura Amadei
Carla Ortenzi
Marion Chiris
costumi
Noemi Wolsdorf
Divina Commedia, dall’Inferno al Paradiso è uno spettacolo che riunisce in sé sette anni di lavoro di ricerca e tre singoli spettacoli – INFERNO, CANTICA, PARADISO – ora insieme in un continuum organico, al pari delle tre parti della Commedia Dantesca.
L’Inferno, nella sua durezza, nella sua crudeltà, nei suoi racconti di dolore ed espiazione, è indagato con un linguaggio puramente corporeo, percorso sciamanico, viaggio iniziatico alla ricerca della consapevolezza liberatoria. Lo spazio di azione dei dannati è uno spazio oscuro, vuoto, costruito architettonicamente dal corpo scultureo dei danzatori, per il quale Emiliano Pellisari, autore, regista e creatore della NoGravity, è stato definito da una delle voci più importanti del teatro italiano, Vittoria Ottolenghi, architetto del corpo umano. Le sorprendenti figure infernali si compongono come d’improvviso, frutto di coreografie originali e misteriose di Mariana Porceddu, coreografa della compagnia dal 2008, davanti agli occhi sorpresi degli spettatori.
Il mondo del Purgatorio si distingue da quello infernale per la forte connotazione mistica e per la naturalezza della rappresentazione. Il passare dal giorno alla notte scandisce il ritmo del viaggio ultramondano inserendo elementi della vita umana quotidiana, si evidenzia l’aspetto psicologico del carattere personale. Questa volta gli oggetti di scena e i costumi, coprotagonisti nelle coreografie aeree, ci parlano dei personaggi, delle loro individualità, del loro ruolo sociale, della loro rappresentazione allegorica o simbolica, delle loro aspirazioni ideali verso l’infinita luce del Paradiso.
Ed è in Paradiso che Pellisari raccoglie la sua poliedrica sapienza e con la solida immaginazione di Mariana Porceddu, incarna il complesso universo filosofico e teleologico di Dante nella meravigliosa concretezza visiva dell’arte contemporanea. Kandisnki, Magritte, Dalì, Mondrian sono solo alcuni degli ispiratori di questo sogno di stupefacente bellezza, dove Pellisari ci conduce con passo certo nella sofisticatezza sonora della musica contemporanea.
Ispirato al Teatro delle Meraviglie della scena rinascimentale e barocca italiana e dai linguaggi dell’arte del Novecento, sostenuto dalle attuali risorse tecnologiche, Emiliano Pellisari, autore di questa performance totale, è l’inventore di un’arte coreografica unica, al crocevia tra magia, illusione e circo.
Le donne e gli uomini, terrestri e divini, mortali e immortali, che Dante racconta nella Divina Commedia non sono corpi. Ma intelligenze, memorie, visioni, desideri, idee: anime. E le anime non pesano. Questa intuizione fisica e poetica è il punto di appoggio dal quale prende, letteralmente, il volo l’allestimento di Emiliano Pellisari. […] Dall’Inferno verso il Paradiso il viaggio si smaterializza sempre più: i riferimenti, mai realistici, eppure all’inizio riconoscibili agli episodi e ai diversi protagonisti del Poema, diventano via via meno evidenti. E nello stesso tempo, sempre più a fuoco è il cuore visivo dello spettacolo, nella comprensione e restituzione del progressivo smarrimento di sé dell’uomo Dante, nel prevalere di uno stupefatto sentire spirituale, di una sospesa e candida leggerezza. (Sandro Cappelletto – La Stampa)
foto © Emiliano Pelisari
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