Marzo, 2020
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(Mercoledì) 20:30
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-- ANNULLATO -- a seguito del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri cha ha sancito la proroga fino all'8 marzo dell’ordinanza emessa dal Ministero della Salute sulle misure
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— ANNULLATO —
a seguito del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri cha ha sancito la proroga fino all’8 marzo dell’ordinanza emessa dal Ministero della Salute sulle misure di contenimento e della gestione dell’emergenza epidemiologica COVID-19, lo spettacolo è annullato.
LA MUSICA E LE ARTI
LE ARTI E LA MUSICA NELLA VIENNA DI MUSIL E HOFMANNSTHAL
con
Paolo Bolpagni
Ensemble del Conservatorio E. F. Dall’Abaco di Verona
Se nel Wiener Klassik, l’epoca classica della musica viennese, dominavano i princìpi formali di equilibrio e salda strutturazione, nell’età successiva, che è quella di Bruckner, Wolf, Mahler e del primo Schönberg pre-atonale, il canone dell’equilibrio è eclissato da quello della complessità. Ciò avviene perché la volontà artistica dei compositori non esprime più le salde certezze di un mondo appagato e sicuro di sé, ma il presagio della crisi, dell’imminente crollo dell’Impero asburgico e di tutto l’universo artistico e sociale a esso collegato. Lo stesso discorso si può fare per la letteratura e per le arti visive, nelle quali il tradizionalismo è spazzato via prima dalla Secessione e dallo Jugendstil di Gustav Klimt e Kolo Moser, poi dalla violenza espressionista di Egon Schiele e Oskar Kokoschka. Per tornare alla musica, bisogna dire che i compositori si posero in maniere diverse di fronte alla crisi: Brahms, per esempio, fa emergere nelle opere della sua tarda produzione uno stato d’animo malinconico e crepuscolare, che è quello della borghesia viennese di fine secolo, che da una parte si ripiega in una ricerca di quieta domestica, dall’altra balla sull’orlo dell’abisso (come scriveva Johann Nestroy, «Ecco una città di nome Vienna, / piacevole era ogni cosa; / con il sortilegio della danza / si difendeva dai mutamenti»). In Mahler il presagio della fine è sentito in modo più consapevole e quindi
tragico, quasi disperato. Infine, con Schönberg il linguaggio musicale ha ormai preso atto della caduta dell’Impero, che pure non si è ancora prodotta. Il tratto di questa nuova dimensione della viennesità, comune a tutte le arti, è quello di una maturità fascinosa eppure sottilmente malata, di una città che sta lentamente morendo, di un mondo «incompreso e ormai scomparso, che in tante cose fu un modello non abbastanza apprezzato» (Robert Musil).
In collaborazione con il Conservatorio E. F. Dall’Abaco di Verona
Paolo Bolpagni è uno storico delle arti e docente universitario. Dopo aver diretto la Collezione Paolo VI – arte contemporanea, dal 2016 è direttore della Fondazione Ragghianti di Lucca. Come studioso, ha coltivato in particolare il tema del rapporto tra pittura e musica nel XIX e XX secolo. Oltre ad avere un’ampia produzione scientifica, si occupa di divulgazione in ambito sia artistico sia musicale, partecipando a trasmissioni televisive e ideando e conducendo conferenze-concerto e spettacoli. Nel 2011 ha creato il canale You Tube “Regola d’arte”, realizzando venticinque video in cui ha raccontato l’arte, i suoi protagonisti, i movimenti e le tendenze in “puntate” della durata di pochi minuti (a tutt’oggi il canale ha totalizzato oltre 500.000 visualizzazioni). Ha vinto nel 2013 il Premio Sulmona per la storia dell’arte. Dal 2018 è Accademico d’Onore dell’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze, la più antica del mondo.
La musica e le arti
Un ciclo di incontri a cura di Paolo Bolpagni incentrati su temi o personaggi della storia della cultura, secondo una prospettiva multidisciplinare e trasversale, che unisca musica, letteratura e arti visive.
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Teatro Ristori
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