Novembre, 2020
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(Mercoledì) 20:30
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EVENTO ANNULLATO La grande incertezza dettata dalla situazione epidemiologica generale e i conseguenti, necessari provvedimenti assunti dalle autorità che limitano ulteriormente
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I possessori di biglietti potranno procedere, entro e non oltre il 30 aprile 2021, con la richiesta di rimborso o direttamente presso la biglietteria del Teatro nei giorni di apertura segnalati o inviando una richiesta via mail all’indirizzo [email protected] allegando la scansione/foto del biglietto e indicando le coordinate bancarie per poter ricevere il bonifico di accredito. Scegliendo questa seconda soluzione sarà comunque necessario per motivi fiscali procedere poi all’invio per posta (o alla consegna manuale) del biglietto in originale all’indirizzo del Teatro Ristori in Vicolo Valle 2/a 37122 Verona.
ODHECATON
PAOLO DA COL direzione
MONTEVERDI IN SAN MARCO
controtenori
Alessandro Carmignani
Matteo Pigato
Andrea Arrivabene
Gianluigi Ghiringhelli
Gianluca Ferrarini
Vincenzo Di Donato
bassi
Enrico Bava
Marcello Vargetto
Paolo Da Col direzione
Liuwe Tamminga organo
MONTEVERDI IN SAN MARCO
Giovanni de Macque
Intrada d’organo
ca. 1550 – 1614
Claudio Monteverdi
Cantate Domino, a 6 voci e organo
1567 – 1643 (G. C. Bianchi, Libro II de motetti a 5, Venezia 1620)
Messa a quattro voci da capella, a 4 voci e organo
(Messa a quattro voci et Salmi […] con le Letanie della B.V., Venezia 1650)
Kyrie
Gloria
Credo
G. Frescobaldi
Toccata avanti il Recercar
Recercar con obligo di cantar la quinta parte senza toccarla
(“Intendomi chi può che m’intend’io”, Fiori Musicali, 1635)
C. Monteverdi
Deus tuorum militum, inno con due violini (Selva morale e spirituale, Venezia 1641)
Sanctus
Salve Regina [II], a 3 voci e organo(Venezia c. 1650)
Agnus Dei
G. de Macque
Consonanze stravaganti (organo)
C. Monteverdi
Laetaniae della Beata Vergine, a 6 voci e organo (Messa a quattro voci et Salmi)
Claudio Monteverdi giunse a Venezia nell’ottobre 1613, chiamato dai procuratori di San Marco a reggere la cappella musicale della basilica di San Marco in seguito alla conclusione del suo servizio presso la corte gonzaghesca di Mantova. La sua vita si divise tra l’oneroso esercizio dell’incarico in San Marco, ove emersero le doti di sapiente contrappuntista, e il terreno stimolante della produzione madrigalistica e teatrale reso fertile dalle tante occasioni veneziane di committenza privata. In entrambi i terreni egli seppe tradurre in musica un mondo poetico, quello degli “affetti” anche attraverso un tessuto armonico ricco di inquietanti contrasti armonici e dissonanze. La coesistenza di registri stilistici diversi nella scrittura musicale di Claudio Monteverdi, specchio di un’alternanza tipica del suo tempo tra l’ossequio per la musica del passato e l’orgogliosa rivendicazione delle novità introdotte dalla ‘moderna pratica’, è evidente nel confronto tra la Missa “da capella” a 4 voci con organo e la Salve Regina a tre voci, che venne ritrovata solo pochi anni fa. La prima è un’elegante missa brevis scritta nello stile antico, che sorprende per la varietà di materiali che Monteverdi riesce a generare dal motivo iniziale del primo Kyrie con una scrittura severa, eppur lieve ed espressiva. La seconda venne descritta (confidenzialmente) dal musicologo Lorenzo Bianconi come «musica palpitante, fremente, carne viva e sofferente: linea santa Teresa del Bernini». I silenzi e l’enfasi sulla dissonanza pongono la parola al centro dell’attenzione di chi canta e di chi ascolta. Quella poetica che lo stesso Monteverdi chiamò «parlar cantando», viene trasferita dal teatro alla chiesa. Le Litanie appaiono come perdurante espressione dell’ondata di devozione mariana seguita alla vittoria dei veneziani contro i Turchi nella battaglia di Lepanto nel 1571; una vittoria che Papa Pio V imputò all’intercessione della Madonna del Rosario. I veneziani ritenevano che la loro città godesse di una protezione speciale della Vergine e la composizione di Monteverdi, forse destinata alle processioni, dev’essere stata cantata di frequente in città. Le invocazioni mariane alternano interventi solistici a declamazioni corali, in un’intensa e dolcissima preghiera collettiva.
Giovanni de Macque, francese del Nord, fu uno dei numerosi musici “oltremontani’ giunti nel nostro paese durante il Cinquecento, richiamati dalle molteplici occasioni di impiego in contesti ecclesiastici e nobiliari. Dapprima organista di San Luigi dei Francesi in Roma, fu poi a Napoli, al servizio della famiglia Gesualdo. E lì fu maestro e pioniere di un nuovo e sperimentale linguaggio armonico, persino creatore di un lessico poi accolto dai tanti allievi: troviamo nelle sue musiche durezze (dissonanze), ligature (ritardi, ossia il prolungarsi di note consonanti fin dentro a un accordo estraneo), stravaganze o consonanze stravaganti (modulazioni insolite ed ardite). Pagine nelle quali l’autore disorienta l’ascoltatore con procedimenti inconsueti, che volutamente ricorrono alle asprezze che gli antichi sistemi di accordatura potevano presentare. Accanto a de Macque, Girolamo Frescobaldi, l’organista ferrarese che di quello strumento fu principe e massimo rappresentante in Roma, svolgendovi il ruolo di organista vaticano. I brani qui eseguiti sono tratti dai suoi Fiori Musicali (1635), una raccolta di musiche da eseguirsi in alternanza alle parti cantate durante le celebrazioni eucaristiche. Il Recercar con obligo di cantar la quinta parte senza toccarla, composizione contenuta all’interno della «Messa della Madonna», allude a una parte eccedente le quattro parti scritte, che è appunto da cantare e non da ‘toccare’ all’organo. Tale «quinta parte» non è scritta e soltanto riportata in capo alla composizione (si tratta di un semplice frammento vocale corrispondente a un’invocazione litanica mariana) e dunque presume negli esecutori la consapevolezza di quando vada cantata. Ciò è sottolineato da Frescobaldi con un motto tratto dal Canzoniere di Francesco Petrarca (Canzone 105), «Intendomi chi può che m’intend’io». Un simile procedimento, ossia il ricorso alla ripetizione ostinata del medesimo frammento di melodia, era stato utilizzato da Monteverdi nel Vespro della Beata Vergine (Sonata sopra Sancta Maria, ora pro nobis, 1610). Frescobaldi sollecita così gli esecutori a collaborare attivamente e sapientemente alla restituzione in suono di una perfetta e raffinata costruzione contrappuntistica.
Biografie
ENSEMBLE ODHECATON
L’ensemble Odhecaton deriva il suo nome da Harmonice Musices Odhecaton, il primo libro a stampa di musica polifonica (Venezia,O. Petrucci 1501). Il suo repertorio d’elezione è rappresentato dalla produzione musicale europea tra Quattro e Settecento. Odhecaton riunisce alcune delle più scelte voci maschili italiane specializzate nell’esecuzione della musica rinascimentale e preclassica sotto la direzione di Paolo Da Col. L’ensemble ha registrato una quindicina di CD, con i quali ha ottenuto i maggiori riconoscimenti discografici: Grand prix international de l’Académie du disque lyrique, 2 diapason d’or de l’année, choc (Classica), disco del mese (Amadeus e CD Classics), cd of the Year (Goldberg), Editor’s choice (Gramophone). Negli ultimi anni Odhecaton ha esteso il proprio impegno interpretativo al repertorio contemporaneo. Per le celebrazioni monteverdiane del 2017 Odhecaton ha partecipato all’esecuzione del film documentario per la televisione ARTE «Monteverdi, aux sources de l’Opéra» e ha realizzato una nuova registrazione dedicata alla produzione sacra della maturità del compositore cremonese (Arcana). A Odhecaton è stato conferito nel 2018 il Premio Abbiati della critica musicale italiana.
PAOLO DA COL
Ha compiuto studi musicali al Conservatorio di Bologna e musicologici all’Università di Venezia. Sin da giovanissimo ha orientato i propri interessi al repertorio della musica rinascimentale e preclassica, unendo costantemente ricerca ed esecuzione. Ha fatto parte per oltre vent’anni di numerose formazioni vocali italiane, tra le quali la Cappella di S. Petronio di Bologna e l’Ensemble Istitutioni Harmoniche. È docente del Conservatorio di Trieste. Dal 1998 dirige l’ensemble vocale Odhecaton. Ha collaborato con Luigi Ferdinando Tagliavini alla redazione della rivista L’Organo, e in qualità di critico musicale con varie riviste specializzate, ha diretto il catalogo di musica dell’editore Arnaldo Forni di Bologna, è curatore di edizioni di musica strumentale e vocale, autore di cataloghi di fondi musicali e di saggi sulla storia della vocalità. Collabora all’edizione critica delle opere di Carlo Gesualdo da Venosa, Giuseppe Tartini e Gioachino Rossini. Attualmente svolge un lavoro di ricerca sulla vocalità del Rinascimento presso il Centre d’Études Supérieures de la Renaissance di Tours.
Video
foto © Allison Zurfluh
Organizzatore
Teatro Ristori
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