Aprile, 2018
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Charlie Chaplin TEMPI MODERNI (Modern Times) ORCHESTRA DELL’ARENA DI VERONA TIMOTHY BROCK direttore Omaggio a Charlie Chaplin. Proiezione del film con l’esecuzione integrale dal vivo della colonna sonora originale restaurata da Timothy Brock Evento in collaborazione
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Charlie Chaplin
TEMPI MODERNI (Modern Times)
ORCHESTRA DELL’ARENA DI VERONA
TIMOTHY BROCK direttore
Omaggio a Charlie Chaplin. Proiezione del film con l’esecuzione integrale dal vivo della colonna sonora originale restaurata da Timothy Brock
Evento in collaborazione con Fondazione Arena di Verona
LA STORIA DI TEMPI MODERNI
I primi progetti del film. Il ricordo della visita agli stabilimenti Ford
Tempi moderni è il primo film a portare sullo schermo, in chiave comica, le alienazioni della modernità e il rapporto uomo-macchina, così come s’era affermato in America a partire dal primo dopoguerra. Nell’ideazione del film Chaplin attinse indubbiamente al ricordo della visita compiuta nel 1923 agli stabilimenti industriali della Ford di Highland Park. Chaplin inizia a lavorare al soggetto di Tempi moderni nel settembre del 1933. Una prima stesura della storia inizia con il dialogo tra due vagabondi che discutono solennemente la crisi mondiale e i loro timori per l’abbandono della base aurea: “Il primo vagabondo si guarda il dito del piede che spunta da un buco del calzino e dice: ‘Questo significa la fine della nostra prosperità, dovremo fare economie’. Rimettono le cicche di sigarette nella scatola e uno si mette il fiammifero acceso in tasca. ‘Il cibo costerà di più e immagino che in futuro faranno i buchi dei donut e del gruviera molto più grandi’”. La prima bozza di sceneggiatura porta il titolo di Commonwealth. Gli episodi comici sono più numerosi di quanto saranno nel film e la struttura narrativa meno definita. Sono già ben delineati però il rapporto di Charlot con la Monella e il motivo della ricerca del lavoro. Tra le scene che saranno poi eliminate c’è una lunga sequenza slapstick in cui Charlot trova lavoro come operatore di spalatrici meccaniche, con risultati catastrofici. Nelle versioni successive della sceneggiatura, la fabbrica produce prima giocattoli, poi munizioni. Qui gli operai, come forma di protesta, decidono di sostituire alle bombe a mano il gas esilarante: durante lo sciopero, i poliziotti, chiamati per sedare la rivolta, non riescono a smettere di ridere. In un’altra versione degli Appunti per la storia, in fabbrica si progettano macchinari pesanti per futili operazioni quali schiacciare noci o scuotere cenere dai sigari. In diversi appunti preparatori Chaplin sviluppa una scena di scontri tra la polizia e gli scioperanti, con la polizia che carica a cavallo e il lancio di pomodori o pietre. Alcune di queste scene furono effettivamente girate. Due scatti sul set lasciano supporre che Chaplin avesse girato scene poi scartate: nello stesso luogo e al posto della manifestazione, vediamo sfilare i soldati, tra i quali figurano la Monella e l’operaio. In un’altra foto un titolo a caratteri cubitali, che l’operaio sembra voler nascondere alla ragazza, annuncia lo scoppio della guerra. In questi primi abbozzi di sceneggiatura la fabbrica è solo parzialmente delineata, è uno dei tanti set nei quali si svolge l’azione. Anche The Masses (Le masse), il successivo titolo di lavorazione, non è ancora un film sulla catena di montaggio, ma sulla ricerca del lavoro e il degrado sociale.
(Cecilia Cenciarelli)
L’idea di un film parlato
Chaplin fu uno degli artisti che maggiormente sperimentò gli effetti sonori, integrandoli al commento musicale. Tempi moderni è il film dell’invenzione musicale, sonora e vocale per eccellenza. Alla ricchezza della partitura orchestrale si uniscono effetti sonori ingegnosi e voci filtrate da altoparlanti, grammofoni e radio: anche la voce è assoggettata alla macchina. Chaplin aveva però accarezzato l’idea di realizzare Tempi moderni come un film parlato. Furono effettuati test per il sonoro e scritti dialoghi per quasi tutte le scene: l’officina, la prigione, il furgone della polizia, la strada di campagna, la ‘Casa del sogno’, il grande magazzino, la capanna, la caffetteria. Il 14 dicembre 1934 il diario di lavorazione riporta: “Girati gli interni dell’ufficio del direttore del carcere. Provati i dialoghi per la versione parlata della stessa scena”. E quattro giorni dopo: “Scena della ‘Casa del sogno’ non più girata con sonoro come annunciato”. Evidentemente non soddisfatto dei risultati, Chaplin accantona del tutto l’intenzione iniziale di girare il film completamente parlato. “Il film procede bene”, scrive nel gennaio del 1935 il manager dei Chaplin Studios, Alf Reeves, al fratello di Chaplin, “non ci sarà dialogo, ma molti effetti sonori e musica. Detto tra noi, ha provato alcune sequenze parlate, ma ha deciso di non utilizzarle, e la maggior parte di noi è d’accordo. Impoverisce il film”.
Una colonna sonora miracolosa
18 novembre – 17 dicembre 1935. La colonna sonora di 83 minuti per Tempi moderni prende forma tra le mura degli studi di registrazione della Fox, affittati per l’occasione dalla United Artists, sotto la supervisione del suo compositore, Charles Chaplin. Durante la sessione di registrazione di quattro ore, una durata senza precedenti per gli standard dello studio, Chaplin conobbe momenti di soddisfazione e sconforto; quanto ai musicisti e al direttore d’orchestra, si trattò spesso di sottostare alle richieste esigenti di un compositore meticoloso e attento.
Una volta completata la partitura per Tempi moderni, avrebbe composto le colonne sonore di tutte le sue produzioni a venire. Dal 1942 al 1976 compose le musiche per le riedizioni dei suoi film muti La febbre dell’oro (1942), Il circo (1968), Il monello (1971) e La donna di Parigi (1976). Nel 1959 si dedicò alle composizioni per le ‘featurettes’ Vita da cani, Charlot soldato e Il pellegrino, raccolte sotto il titolo di The Chaplin Revue, mentre le partiture per Idillio nei campi, Una giornata di piacere, Charlot e la maschera di ferro e Giorno di paga risalgono agli anni che vanno dal 1971 al 1976.
Chaplin raggiunse l’apice della sua carriera di compositore proprio con la colonna sonora di Tempi moderni, una partitura innovativa ed estremamente complessa che segnò indubbiamente un balzo in avanti da un punto di vista musicale e pratico: Chaplin passò da un’orchestrazione per meno di 30 musicisti per Luci della città a un’orchestra sinfonica di 64 elementi richiesta da Tempi moderni. A dettare un organico così imponente fu la natura stessa del film: le sequenze portanti di Tempi moderni avrebbero suggerito un insieme complesso di “idee sinfoniche” a qualunque compositore. Come in Luci della città, la colonna sonora di Tempi moderni comprendeva al contempo musica ed effetti sonori, ma, a differenza della sua impresa precedente, Tempi moderni conteneva anche una sporadica presenza di parti parlate, disseminate all’interno dei quasi novanta minuti del film. Tuttavia, anche il dialogo è rigorosamente utilizzato come effetto sonoro, ne sono un esempio i monitor e gli altoparlanti in fabbrica, la radio nell’ufficio del direttore del carcere e il registratore del rappresentate di apparecchiature meccaniche. L’eccezione più significativa è costituita dalla versione di Titina, la celebre canzone di Léo Daniderff, interpretata da Chaplin verso la fine del film, che rappresenta la prima testimonianza sonora della voce del Vagabondo. La colonna sonora di Luci della città era, e resta tuttora, un successo sotto tutti i punti di vista, scaturita dal suo amore per la canzone, la danza e la tragedia, tutti elementi che permeano il ritmo del film e risultano chiaramente leggibili sulla partitura come sulle pagine di un libro. Tuttavia l’approccio adottato per Tempi moderni richiedeva una direzione musicale ben diversa. Normalmente Chaplin era affiancato dalla figura del ‘musicista associato’, che aveva il compito di assisterlo nella scrittura e nell’orchestrazione della partitura.
Charlie Chaplin con i suoi collaboratori musicali: da sinistra a destra: Charles Dunworth (assistente di Alfred Newman), Alfred Newman (direttore d’orchestra), David Raksin (arrangiatore), Paul Neal (ingegnere del suono), ed Edward Powell (arrangiatore).
Tre le figure chiave che assistettero Chaplin nella scrittura della monumentale partitura per Tempi moderni: il direttore d’orchestra e compositore Alfred Newman, l’arrangiatore Edward Powell e l’allora ventitreenne David Raksin.
Quest’ultimo era stato assunto da poco dalla Broadway’s Harms/Chappell su raccomandazione di George Gershwin, ed era stato invitato da Chaplin a recarsi a Hollywood come suo assistente personale.
Come di consueto, durante le riprese di Tempi moderni Chaplin ricevette molte celebrità in visita ai suoi studi.
(Testo di Timothy Brock)
Tempi moderni nell’Archivio Chaplin
I materiali cartacei e fotografici relativi a Tempi moderni presenti all’interno dell’archivio Chaplin ammontano a quasi 3.000 pagine e documentano praticamente tutte le fasi della realizzazione del film in un arco di tempo che si estende dai rapporti di produzione e i diari di lavorazione datati settembre 1933, alla rassegna stampa successiva alla prima del film, nel febbraio del 1936, fino ai carteggi relativi alla riedizione della pellicola negli anni Cinquanta e Settanta.
Centinaia le carte di appunti preparatori in maggioranza dattiloscritti (con note manoscritte a margine o sul retro delle pagine) tra cui una prima sinossi della storia e alcune bozze di soggetto e trattamento dai titoli provvisori The Masses (in cui sono già presenti i tratti salienti della storia) e Commonwealth. Gli appunti per la storia, le prime forme di caratterizzazione dei personaggi e gli spunti per gag e numeri comici sono per lo più divisi in plichi dotati di titoli autonomi come Strike Sequence, Cafe Sequence, Dynamo Set, Robot Sequence. Numerose le varianti non utilizzate. Sono inoltre presenti diversi appunti per le didascalie e copioni per la maggior parte delle scene, indicazioni per la registrazione e la sincronizzazione delle musiche, carteggi tra Alfred Reeves, David Raksin e Alfred Newman, spartiti (Je cherche après Titine, anche in versione manoscritta, e Smile), guide e brochure pubblicitarie, certificati di copyright (Library of Congress) e censura (Breen Office), contratti con gli attori, statistiche sugli incassi e rapporti di produzione, documenti riservati in relazione alle accuse di plagio da parte della Film Sonores Tobis produttrice di A nous la liberté. Estremamente ricca la parte della corrispondenza.
TIMOTHY BROCK direttore
Riconosciuto ormai come uno dei massimi esperti al mondo nel campo della musica per film, Brock ha diretto importanti orchestre quali Royal Philarmonic Orchestra, Los Angeles Chamber Orchestra, Chicago Symphony, BBC Symphony, Orchestra della Radio Austriaca, Orchestra di S. Cecilia, tutte le principali orchestre di Francia, la Rotterdam Philharmonic, Tonhalle di Zurigo, Orchestra della Suisse Romande, Orchestra della Toscana, del Teatro Massimo di Palermo e del Comunale di Bologna; quest’anno tornerà alla Barbican con la BBC Symphony Orchestra, a Bruxelles con la Brussel Philharmonic ed è ospite ogni anno alla Konzerthaus di Vienna.
Nel dicembre del 2011 ha debuttato alla Salle Pleyel di Parigi; nel corso della stagione 11/12 si è esibito per ben due volte con la New York Philharmonic dove è tornado nuovamente quest’anno 2016 con ben 5 concerti in USA e Cina. Ha debuttato anche a Kuala Lumpur, Lisbona, è tornato come sempre a Madrid, Parigi, Lione, Londra, Glasgow, Vienna, Roma, Firenze, Milano, Torino…
Timothy Brock, nato ad Olympia nello stato di Washington nel 1963, è attivo come direttore e compositore, specializzato nel repertorio della prima metà del XX secolo e in rappresentazioni di film muti con accompagnamento musicale. Tra le sue composizioni si segnalano tre sinfonie, due opere e diversi concerti per strumento solista e orchestra, nonchè oltre 20 colonne sonore originali per film muti e durante la sua carriera ha presentato oltre 30 prime esecuzioni per il Nord America, di autori quali Shostakovich, Eisler, Schulhoff ed altri.
Timothy Brock ha scritto musiche per film di Buster Keaton (The General, One Week e Steamboat Bill Jr), Ernst Lubitsch (Il ventaglio di Lady Windermere), Robert Wiene (Il Gabinetto del Dr Caligari), F.W. Murnau (Faust, Aurora), “Fu Mattia Pascal”, un capolavoro della cinematografia europea degli anni Venti, e per “Three Bad Man l’ultimo western muto di John Ford e molti altri ancora; inoltre ha restaurato celebri colonne sonore quali “Nuova Babilonia” di Shostakovich e “Cabiria” di Pizzetti/Mazza.
Recentemente ha ricevuto commissioni per nuove partiture dalla Los Angeles Chamber Orchestra, dalla Konzerthaus di Vienna (Frau Im mond – 2017), dall’Orchestra di Lione, dalla 20th Century Fox, dal Teatro la Zarzuela di Madrid.
Nel 1999 la Fondazione Chaplin ha chiesto a Brock di restaurare la partitura originale per “Tempi Moderni”: da quel momento è iniziata una proficua collaborazione tra la famiglia Chaplin e la Cineteca Nazionale di Bologna che ha portato al restauro delle musiche originali di tutti i grandi capolavori di Charlie Chaplin, che Brock ha eseguito praticamente in tutto il mondo.
ORCHESTRA DELL’ARENA DI VERONA
La storia dell’Orchestra dell’Arena di Verona e dei suoi direttori inizia il 10 agosto 1913, quando Tullio Serafin, con una storica Aida, inaugura il Festival lirico.
Sul podio si sono avvicendati musicisti diversi per formazione, cultura e stile. Tra di essi anche tre direttori-compositori: Pietro Mascagni, Riccardo Zandonai e Mikis Theodorakis. Tra gli altri direttori che hanno guidato l’Orchestra dell’Arena si ricordano Sergio Failoni, Antonino Votto, Gino Marinuzzi, Vittorio Gui, Franco Capuana, Francesco Molinari Pradelli, Rudolf Kempe, Argeo Quadri, Gianandrea Gavazzeni, Lovro von Matacic, Elihau Inbal, Nello Santi, Peter Maag, Giuseppe Patanè, Michel Plasson, Anton Guadagno, Yuri Ahronovitch, Donato Renzetti, Andrea Battistoni, Gustav Kuhn, Daniel Oren, Riccardo Muti, Lorin Maazel, Zubin Mehta, Georges Prêtre.
Dal 1975, con l’apertura del Teatro Filarmonico di Verona, l’Orchestra areniana dà ottima prova di sé anche in un teatro al chiuso con un repertorio che spazia dal barocco al romantico e al contemporaneo.
Importanti sono le tournée all’estero: negli anni Ottanta a Luxor, Vienna e Tokyo, negli anni Novanta a Francoforte, Vienna, Zurigo, Berlino e Dortmund. Nel 2000 l’Orchestra è a Pechino, l’anno successivo è a Tokyo, mentre nel 2011 è a Zagabria e a Gerusalemme; nello stesso anno è protagonista di una grandiosa Turandot firmata da Franco Zeffirelli per l’inaugurazione della Royal Opera House Muscat, dove torna, sempre con grande successo, nel 2014, nel 2015 e a gennaio 2018. A luglio 2017 l’Orchestra si esibisce in un memorabile concerto al Brunnenhof der Residenz di Monaco di Baviera.
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