Marzo, 2019
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CINE-CONCERTO CHARLIE CHAPLIN LUCI DELLA CITTÀ (CITY LIGHTS) ORCHESTRA SINFONICA DELL’ARENA DI VERONA TIMOTHY BROCK direttore Evento in collaborazione con Fondazione Arena di Verona Proiezione del film con l’esecuzione integrale dal vivo della colonna sonora originale.
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CINE-CONCERTO
CHARLIE CHAPLIN
LUCI DELLA CITTÀ (CITY LIGHTS)
ORCHESTRA SINFONICA DELL’ARENA DI VERONA
TIMOTHY BROCK direttore
Evento in collaborazione con Fondazione Arena di Verona
Proiezione del film con l’esecuzione integrale dal vivo della colonna sonora originale.
Replica sabato 9 marzo alle ore 17.00
Luci della città (City Lights) – Charlie Chaplin [1931]
Un vagabondo s’innamora d’una ragazza cieca che ricambia il suo amore.
Questa è, in sintesi, la storia che si sviluppa per la durata del film ma, seppur l’intreccio sia indispensabile per quest’opera, non ha senso raccontarne lo svolgimento.
Luci Della Città è uno dei più bei film della storia, e lo è anche e forse primariamente per la poesia che emerge man mano che i minuti passano e che strariperà dalla pellicola su uno dei più riusciti finali che si siano mai visti in una sala cinematografica.
Il carattere appassionatamente non-finito che conclude l’opera è un climax crescente interrotto sul momento più bello, quando l’apice della passione è a un solo passo dal poter essere pienamente afferrato e il regista invece conclude il tutto calando il sipario e dissolvendo le luci della città filmica per riaccendere quelle in sala, quelle che mettono ordine al nostro mondo, al nostro tempo.
La meravigliosa favola che si è appena conclusa è altro.
Usi e costumi inscenati sono esattamente quelli dei tempi moderni vissuti da regista, attori e spettatori, dunque l’immedesimazione è totale con ciò che si sta osservando, eppure, ed ecco una delle innumerevoli genialità del Charlie Chaplin regista, nella narrazione s’intromette l’elemento fantascientifico, un probabile approdo futuro della scienza medica ma che non è altro che possibilità in un futuro indeterminato e sicuramente ancora lontano: la cura definitiva per la cecità. Lo spettatore è dunque perfettamente cosciente di stare osservando una favola, una storia esacerbata, incredibile eppure così realmente tangibile nelle vesti, nei comportamenti. Gli strilloni all’angolo della strada sono i ragazzi che all’epoca vendevano giornali ai passanti, la Rolls Royce del milionario era quella disponibile in quel periodo e la musica esce da un vecchio grammofono a carica manuale, di quelli che probabilmente molti spettatori dell’epoca potevano far suonare una volta ritornati a casa dalla proiezione del film.
Insomma, sebbene ci si trovi di fronte a un film che si pone come comico ciò che coinvolge lo spettatore è il lirismo che scaturisce dagli infiniti opposti che si scontrano nel film. Tutto il film è giocato sulla contrapposizione dicotomica di elementi che nella realtà stanno ai poli opposti tra loro. Il molto ricco entra in contatto diretto con il molto povero, un personaggio o è colpevole oppure è innocente, senza possibilità d’appello, lo stesso protagonista Charlot è l’insieme di opposti. Gira con un bastone come se fosse un ricco, eppure è un vagabondo; saluta chiunque sollevando leggermente il cappello dalla testa con estrema cortesia, eppure, nuovamente, è un vagabondo; è estremamente timido malgrado il vagabondo dovrebbe essere estroverso e sfacciato; è altruista fino a penalizzare sé stesso, malgrado nella sua condizione dovrebbe pensare prima alla propria sopravvivenza; etc etc…
È il continuo contrasto di questi elementi che genera l’incontenibile ilarità nello spettatore. È il continuo sovvertimento dei ruoli dei protagonisti della società reale a generare il riso più sfrenato negli spettatori di qualsiasi estrazione sociale. Se fosse un barbone a essere salvato da un altro personaggio povero come lui, chi riderebbe di quella sequenza che assumerebbe i toni di una denuncia sociale? Il barbone salvato dove potrebbe invitare il suo salvatore per sdebitarsi, dato che non avrebbe una villa nel quale ospitarlo? Se un ricco milionario donasse ventidue dollari a una povera cieca sconosciuta, chi si appassionerebbe alla sua storia?
D’altronde Charlie Chaplin è un attore, ancor meglio sarebbe chiamarlo mimo o, come lui stesso si definisce nei cartelli di testa, un pantomimo. E chi era originariamente l’attore di pantomima, se non un mimo che utilizzava il suo corpo per inscenare spettacoli deridendo alcuni aspetti della vita comune? Definendo meglio potremmo dire che Chaplin si rifaccia al giullare bassomedievale, che non solo utilizzava il linguaggio muto del proprio corpo per intrattenere, ma che addirittura prendeva gli elementi caratterizzanti delle varie fasce sociali e dei personaggi più in vista, per rimescolarli, per abbassare gli alti e ri-alzare ciò che solitamente sta al fondo della società. Così Chaplin fa il giullare moderno che dal Medioevo eredita lo spirito della sua arte e che dal decadentismo tardottocentesco eredita uno spirito romantico che non può che generare l’ultimo grande atto di un’epoca.
Con questo film infatti possiamo, un po‘ sommariamente, considerare concluso il grande cinema muto. Il sonoro nel cinema era stato introdotto da soli quattro anni ma spopolava con grande rapidità, eppure Charlie Chaplin, che si era creato una maschera priva della parola, non ne voleva proprio sapere di cedere al ricatto dell’esigenze di un pubblico che deve restare pubblico e che non deve intervenire nella realizzazione di un’opera d’arte.
TIMOTHY BROCK
Riconosciuto ormai come uno dei massimi esperti al mondo nel campo della musica per film, Brock ha diretto importanti orchestre quali Royal Philharmonic Orchestra, Los Angeles Chamber Orchestra, Chicago Symphony, BBC Symphony, Orchestra della Radio Austriaca, Orchestra di S. Cecilia, tutte le principali orchestre di Francia, la Rotterdam Philharmonic, Tonhalle di Zurigo, Orchestra della Suisse Romande, Orchestra della Toscana, del Teatro Massimo di Palermo e del Comunale di Bologna; lo scorso anno è tornato alla Barbican con la BBC Symphony Orchestra, a Bruxelles con la Brussels Philharmonic ed è ospite ogni anno alla Konzert-
haus di Vienna. Nel dicembre del 2011 ha debuttato alla Salle Pleyel di Parigi; nel corso della stagione 11/12 si è esibito per ben due volte con la New York Philharmonic dove è tornado nuovamente lo scorso anno con ben 5 concerti in USA e Cina.
Ha debuttato anche a Kuala Lumpur, Lisbona, ed è tornato ad esibirsi a Madrid, Parigi, Lione, Londra, Glasgow, Vienna, Roma, Firenze, Milano, Torino e in numerose altre città. Nato ad Olympia nello stato di Washington nel 1963, è attivo come direttore e compositore, specializzato nel repertorio della prima metà del XX secolo e in rappresentazioni di film muti con accompagnamento musicale. Tra le sue composizioni si segnalano tre sinfonie, due opere e diversi concerti per strumento solista e orchestra, nonché oltre 20 colonne sonore originali per film muti e durante la sua carriera ha presentato oltre 30 prime esecuzioni per il Nord America, di autori quali Šostakovič, Eisler, Schulhoff ed altri. Timothy Brock ha scritto musiche per film di Buster Keaton (The General, One Week e Steamboat Bill Jr), Ernst Lubitsch (Il ventaglio di Lady Windermere), Robert Wiene (Il gabinetto del Dr Caligari), F.W. Murnau (Faust, Aurora), Fu Mattia Pascal, un capolavoro della cinematografia europea degli anni Venti, e per 3 Bad Men l’ultimo western muto di John Ford e molti altri ancora; inoltre ha restaurato celebri colonne sonore quali Nuova Babilonia di Šostakovič e Cabiria di Pizzetti/Mazza. Recentemente ha ricevuto commissioni per nuove partiture dalla Los Angeles Chamber Orchestra, dalla Konzerthaus di Vienna (Frau im Mond – 2017), dall’Orchestra di Lione, dalla 20th Century Fox, dal Teatro de la Zarzuela de Madrid.
Nel 1999 la Fondazione Chaplin ha chiesto a Brock di restaurare la partitura originale per Tempi Moderni: da quel momento è iniziata una proficua collaborazione tra la famiglia Chaplin e la Cineteca Nazionale di Bologna che ha portato al restauro delle musiche originali di tutti i grandi capolavori di Charlie Chaplin, che Brock ha eseguito praticamente in tutto il mondo.
ORCHESTRA DELL’ARENA DI VERONA
La storia dell’Orchestra dell’Arena di Verona e dei suoi direttori comincia il 10 agosto 1913, quando Tullio Serafin, con una storica Aida, inaugura il Festival lirico.
Sul podio del più suggestivo teatro all’aperto del mondo si sono avvicendati musicisti diversi per formazione, cultura e stile. Tra di essi anche tre direttori-compositori: Pietro Mascagni che nel 1921 dirige Il Piccolo Marat, Riccardo Zandonai che nel 1939 dirige Giulietta e Romeo, Mikis Theodorakis che nel 1988 dirige Zorba il greco.
Tra gli altri direttori che hanno guidato l’Orchestra dell’Arena ricordiamo Sergio Failoni, Antonino Votto, Gino Marinuzzi, Vittorio Gui, Franco Capuana, Francesco Molinari Pradelli, Rudolf Kempe, Argeo Quadri, Gianandrea Gavazzeni, Lovro von Matacic, Elihau Inbal, Nello Santi, Peter Maag, Giuseppe Patanè, Michel Plasson, Anton Guadagno, Yuri Ahronovitch, Donato Renzetti, Andrea Battistoni, Gustav Kuhn, Daniel Oren, Riccardo Muti, Lorin Maazel, Zubin Mehta, Georges Prêtre.
Dal 1975, con l’apertura del Teatro Filarmonico di Verona, l’Orchestra areniana dà ottima prova di sé anche in un teatro al chiuso con un repertorio che spazia dal barocco al romantico e al contemporaneo. Intensa è anche l’attività dei complessi artistici in ambito regionale.
Importanti sono le tournée all’estero: negli anni Ottanta a Luxor in Egitto con Aida, a Vienna e Tokyo con Aida e Turandot; negli anni Novanta con Nabucco a Francoforte, Vienna, Zurigo e Berlino, con La Bohème ancora a Francoforte e con Aida a Dortmund.
Nel 2000 l’Orchestra è a Pechino con Tosca; nel 2010 alla Tokyo International Forum Hall per Aida e per uno spettacolare Gala con Plácido Domingo. Nel 2011 partecipa alla Biennale Musica di Zagabria e al prestigioso The Masada-Dead Sea and Jerusalem Opera Festival con un Gala operistico a Gerusalemme e l’esecuzione della Messa da Requiem di Verdi a Masada; nello stesso anno è protagonista di una grandiosa Turandot firmata da Franco Zeffirelli per l’inaugurazione della Royal Opera House Muscat, dove torna con grande successo nel 2014 con I Capuleti e i Montecchi e nel 2015 nuovamente con Turandot. A luglio 2017 l’Orchestra esegue un memorabile concerto al Brunnenhof der Residenz di Monaco riscuotendo oltre 15 minuti di applausi.
Nel 2018 l’Orchestra dell’Arena di Verona ritorna in Oman per la Stagione operistica della Royal Opera House Muscat con La Sonnambula regia, scene e costumi di Hugo de Ana nel mese di gennaio e nel mese di settembre è chiamata per il Gala Plácido Domingo – Antología de la Zarzuela, evento di successo del Festival lirico 2017, con in programma le arie più emozionanti della tradizione popolare spagnola.
Nel settembre 2018 è anche protagonista della maratona benefica La notte di Andrea Bocelli, spettacolo ospitato all’Arena di Verona e in onda su RAI 1, RAI PLAY e RADIO 2.
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