Hiromi’s Sonicwonder

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Hiromi’s Sonicwonder: note al programma
10 ottobre 2024, h 20:30

“Non voglio dare un nome alla mia musica. Altre persone possono dare un nome a quello che faccio. Per me è  solo l’unione di ciò che ho ascoltato e di ciò che ho imparato. Ha alcuni elementi di musica classica, ha un po’ di rock, un po’ di jazz, ma non ho bisogno di dargli un nome”. 

– Hirò

Hiromi, la pianista che ha stupito il mondo

Il Giappone ha prodotto un numero impressionante di pianisti jazz, da Toshiko Akiyoshi e Makoto Ozone. E ora, nel bel mezzo del cambiamento del 21° secolo, la pianista/compositrice Hiromi è l’ultima di quella linea di straordinari musicisti.

Dall’uscita nel 2003 del suo CD di debutto per la Telarc, “Another Mind”, Hiromi ha elettrizzato il pubblico e la critica a est e a ovest, con un’energia creativa che comprende ed eclissa i confini dei parametri jazz, classici e pop, portando l’improvvisazione e la composizione a nuovi livelli di complessità e raffinatezza.

Spectrum“, Il suo ultimo album in solo, offre un’abbagliante evocazione della vibrante gamma di colori che permeano la sua musica. Con il suo debutto da solista nel 2009, “Place to Be”, Hiromi ha deciso di suonare da sola una volta ogni dieci anni per catturare i modi in cui le sue esperienze e la sua crescita personale hanno plasmato il suo sound negli anni precedenti.

Registrato alla vigilia del suo 40° compleanno, “Spectrum” celebra la maturità e la profondità che hanno arricchito la composizione e il modo di suonare di Hiromi nel corso dei suoi 30 anni, anni in cui ha attraversato il mondo entusiasmando il pubblico e intrapreso collaborazioni con alcuni degli artisti più fantasiosi del jazz. A commento di “Spectrum” ha detto: “Il suono di un pianista cambia con l’età e con ogni esperienza nella vita. Volevo stabilire queste pietre miliari in modo da poter vedere dall’esterno come sono cambiata e cresciuta.” 

Dopo la sua esibizione in occasione dello show d’apertura Tokyo 2020, il New York Times definì “il suo modo di suonare atletico, in senso olimpico: brutalmente efficiente, singolarmente concentrato, imperioso nella sua fisicità”. Sì, perché che una donna minuta e apparentemente delicata possa esprimere una tale energia non può lasciare indifferenti.

Pochi, grazie al loro virtuosismo, riescono a governare le dinamiche come lei, essere tigre e farfalla e pochissimi sono arrivati a creare un abbagliante stile personale come Hiromi. A tal proposito, sempre il New York Times scrive: Le influenze dello swing, del groove e del ragtime sono contagiose nelle performance di Hiromi, mentre balla tra le linee del pop-jazz e del blues. Le tradizioni musicali le servono come punto di partenza per attraversare la stratosfera.”

L’eclettismo del suo approccio alla musica è innegabile. Più volte critici e giornalisti le hanno chiesto quale sia il genere che lei suona. Ecco una sintesi molto chiara  del suo pensiero: “non voglio dare un nome alla mia musica. Altre persone possono dare un nome a quello che faccio. Per me è solo l’unione di ciò che ho ascoltato e di ciò che ho imparato. Ha alcuni elementi di classica, ha un po’ di rock, ha un po’ di jazz, ma non ho bisogno di darle un nome. Per me ci sono solo due generi: quello che muove il mio cuore e quello che non lo fa. Io suono solo la musica che muove il mio cuore“. 

Volendo spendere un po’ di tempo ad analizzare i lavori discografici di Hiromi, si potrebbero riconoscere le influenze di ciò che ha ascoltato e imparato. La sua biografia ci dice che è nata ad Hamamatsu nel marzo 1979, che dai quattro anni è stata allieva della Yamaha School of Music e che nel 1999 si è trasferita negli Stati Uniti per perfezionarsi presso il Berklee College of Music di Boston. Lì comincia un’altra storia. Non è più la bambina e poi la ragazza prodigio che ha entusiasmato il Giappone coi suoi concerti. Al Berklee viene subito notata da uno dei docenti e presentata a Ahmad Jamal che ne diventerà il mentore.

Dal suo album di debutto “Another Mind” (2003), il suono della celebre pianista Hiromi è evoluto a ogni uscita, cancellando i confini tra jazz e classica, composizione e improvvisazione. Ora cambia di nuovo rotta con il suo album più funk di sempre: “Sonicwonderland”.

Sonicwonderland

Hiromi descrive la raccolta di nove brani intensi come “un nuovo viaggio di avventura”, quello iniziato nella sua immaginazione. Man mano che i motivi, le frasi e i timbri sbocciavano nella sua mente, ha iniziato a pensare ai musicisti che potevano aiutarla a realizzare questo suono specifico. “Fare un disco è come fare un film, e io sono il regista che cerca l’attore perfetto per ogni ruolo.” Per il suo nuovo quartetto, Hiromi’s Sonicwonder, ha scelto il bassista Hadrien Feraud, il batterista Gene Coye e il trombettista Adam O’Farrill.

La genesi di “Sonicwonder” inizia nel 2016, quando Feraud sostituì il bassista Anthony Jackson in alcuni concerti con il trio di Hiromi dell’epoca. “Quando suonavo con Hadrien in quel contesto, ho iniziato a sentire che volevo scrivere della musica solo per lui,” ricorda. “Questa è stata la prima cosa che mi ha fatto desiderare di andare in questa direzione e mi ha portato a formare questa band.”

Per la batteria cercava un suono caldo, organico, reso con gioia e umorismo, e ha pensato a Coye, che aveva incontrato quando suonavano insieme con la Stanley Clarke Band. Feraud e Coye risiedono entrambi a Los Angeles e avevano già fatto musica insieme molte volte, un’altra considerazione importante. “Penso che sia sempre molto importante avere una grande chimica tra bassista e batterista.”

Continuando a comporre, Hiromi ha sentito un altro strumento nella sua testa: la tromba. Ancora una volta, cercava un suono molto specifico. “Quello che amo davvero della tromba è la sua gamma bassa, e cercavo qualcuno che potesse suonare in quella gamma con un bellissimo tono.” Dopo aver esaminato alcune esibizioni di O’Farrill online, l’ha invitato a una jam session informale, e l’ensemble era completo.

Il brano di apertura dell’album, “Wanted”, rispecchia quell’assemblaggio. Inizia con il piano di Hiromi, seguito dal basso, poi dalla batteria e infine dalla tromba. “Stavo cercando questi membri immaginari della band, ed è l’ordine in cui li ho trovati.” La loro storia di origine è completa, l’avventura del quartetto inizia ufficialmente.

Locandina

Hiromi pianoforte e tastiere
Adam O’Farrill tromba
Hadrien Feraud basso
Gene Coye batteria

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