È incredibile constatare come i sentimenti non siano legati a una determinata cultura, ma siano davvero universali. Si parte dal sommo Bach che, con la sua prima Partita, dipinge un perfetto parlamento musicale, che unisce tutta la cultura europea, dalla Germania alla Francia fino all’Italia, senza però dimenticare l’Oriente, attraverso una delle Sarabande più travolgenti e immaginifiche della sua produzione tastieristica. Si prosegue con Schubert e con tre danze tedesche, due Ecossaises op. 33, nelle quali sentiamo il profondo legame del compositore austriaco con la musica ungherese che ci trasporta nella magia e profondità delle quattro mazurche del poeta del pianoforte Chopin.
R. Schumann a proposito delle mazurche diceva: “se lo Zar della Russia avvertisse anche nelle semplici melodie delle mazurche di Chopin una presenza pericolosa e una minaccia ne proibirebbe la musica. Le opere di Chopin sono cannoni sepolti sotto i fiori”.
Dopo F. Chopin, diamo uno sguardo a due canti popolari persiani nell’arrangiamento del musicologo e compositore americano Blair Fairchild, grande studioso delle melodie popolari delle varie nazioni.
In queste melodie possiamo intravedere i movimenti dei Dervisci, che attraverso la danza, raggiungono la dimensione trascendentale.
Bartòk nelle danze rumene, esprime sentimenti differenti amalgamati ad un virtuosismo da giocoliere.
Brahms con la quinta danza ungherese coglie l’idioma e la cultura magiara con sorprendente sensibilità. Queste musiche stimolano, all’insegna della cultura, l’intera famiglia umana ad un abbraccio ecumenico ed identitario, trascendendo ogni sorta di esclusione e di settarismo.
Rachmaninov col suo capolavoro giovanile che è la Elegia in mi bemolle minore ci trasporta direttamente nella fatalità e malinconia russa in una tonalità colma di lacrime e passione, che si configura quasi come nostalgica rievocazione di una felicità perduta cui fanno da scenario le steppe e la meravigliosa natura russa nella sua multiforme vastità.
L’ultima tappa del nostro viaggio è lo Scherzo Nr. 1 op. 20 uno dei brani più drammatici, tragici e tecnicamente più difficili di Chopin, che, esule in Francia lascia trapelare il suo tormento e la sua accorata nostalgia per la patria martoriata e la struggente tenerezza di una melodia natalizia polacca, udita nella sua infanzia. Lo Scherzo Chopiniano è assai differente dallo Scherzo Bachiano presente nella terza Partita. Lo Scherzo Chopiniano richiama più che uno scherzo, un avvenimento nefasto, che va combattuto per un mondo migliore e più giusto. Anche perché la luce deve sconfiggere le tenebre e l’oscurità.
Ramin Bahrami