I concerti da camera dei Virtuosi Italiani con il TRIO ORELON

Concerto fuori abbonamento

Info Spettacolo

sabato, 27 Aprile 2024 H 20:30
Spazio S. Pietro in Monastero

Programma evento

F. J. Haydn
Trio per pianoforte, violino e violoncello in mi minore n.12 Op. 57, No. 2, Hob. XV:12

W. A. Mozart
Trio per pianoforte, violino e violoncello in Sol maggiore KV 564

A. Dvořák
Trio per pianoforte, violino e violoncello n. 4 in mi minore op. 90 “Dumky”

Fa piacere osservare come nei programmi dei concerti vengano riproposti con una certa frequenza, e certamente più di prima, i Trii per pianoforte, violino e violoncello di Haydn, che ammontano a trentuno, senza contare i Divertimenti da camera per violino, violoncello e cembalo obbligato e i pezzi per baryton, un vecchio tipo di viola da gamba, violino e violoncello. Si sa che la musicologia ha riservato maggiore attenzione alla produzione quartettistica (se ne contano 83) del “papà Haydn” per l’importanza che essa riveste per la formazione di un nuovo linguaggio polifonico destinato a pochi strumenti, ma non si può negare che anche i Trii, appartenenti alla piena maturità del musicista e composti fra il 1784 e il 1797, rivelano una immaginazione inventiva e un equilibrio formale degni della genialità di un artista che fu ritenuto a giusta ragione un caposcuola. Probabilmente quest’ultimo appellativo vale maggiormente per i quartetti d’archi che non per i Trii, dove Haydn mostrò di essere meno innovatore di Mozart, il quale cercò di disimpegnare il violoncello dagli schemi del basso continuo, affidandogli alle volte una parte più autonoma nel dialogo concertante con il pianoforte e il violino. Dal canto suo Haydn preferisce muovere all’unisono la voce del violoncello e il basso pianistico, a meno che lo strumento a tastiera non – prevarichi con le sue figurazioni melodiche. Ciò appare evidente nel Trio Hoboken XV n. 12 composto tra gli anni 1788-’89 e caratterizzato da una freschezza di invenzione melodica e da una estroversa e piacevole spontaneità musicale, secondo un gusto molto apprezzato dalla società viennese del tempo. L’Allegro moderato è costruito su due temi brillanti e ben legati in un gioco di eleganti sonorità con il pianoforte in un ruolo piuttosto in evidenza rispetto agli altri due strumenti. L’Andante rivela quella inconfondibile cantabilità e naturalezza armonica tanto apprezzate da Beethoven, il quale, come si sa, nutrì molta ammirazione per Haydn sinfonico e cameristico. Il Rondò conclusivo, definito semplicemente Finale nell’edizione londinese del Trio, si distingue per purezza di scrittura e gioiosità di sentimenti, in un pastoso e avvolgente dialogo a tre voci di immediata comunicativa.

Mozart scrisse otto Trii con il pianoforte: in sette di essi vi unì il violino e il violoncello, e precisamente in quello in si bemolle maggiore K. 254 del 1776, in quello in re minore K. 442 del 1783, in quelli in sol maggiore K. 496 e in si bemolle maggiore K. 502 del 1786, in quello in mi maggiore K. 542 e negli altri, in do maggiore K. 548 e in sol maggiore K. 564, recante in partitura la data del 27 ottobre 1788. Solo nel Trio in mi bemolle maggiore K. 498, che è del 1786, il pianoforte è accompagnato dal clarinetto e dalla viola; esso assunse il nome di “Kegelstatt-Trio” (Trio del gioco dei birilli), perché fu composto per gli amici Jaquin tra la chiassósa allegria di una partita a birilli.

Il Trio in sol maggiore è articolato in tre tempi caratterizzati da una freschezza inventiva e da una abilità nell’arte della variazione, specie nel secondo movimento. Il primo tema dell’Allegro iniziale viene esposto dal pianoforte e sorretto da un disegno melodico degli archi. Ecco quindi un tema più leggero e festoso, affidato al violino con un ritornello del pianoforte e poi ripreso dal primo strumento. A questo punto si snoda lo sviluppo del discorso musicale, condotto elegantemente dal violino su un accompagnamento di biscrome del pianoforte. C’è molta varietà nel gioco armonico, con il passaggio dalla tonalità di mi maggiore al do maggiore, secondo un procedimento spesso utilizzato da Mozart; al pianoforte e al violino si aggiunge con molta evidenza, nelle battute finali del movimento, la voce del violoncello.

L’Andante è un tema variato, punteggiato da una straordinaria purezza e nobiltà di espressione, che si richiama allo stesso Andante della Sonata per pianoforte e violino K. 547. Le variazioni sono sei: la prima è indicata dal violino su una imitazione del violoncello e con l’accompagnamento del pianoforte; la seconda è esposta dal violoncello, su ornamenti del violino e con accordi di accompagnamento del pianoforte; nella terza variazione il violino espone un tema cantabile, mentre il violoncello sottolinea le ultime cadenze; la quarta variazione contiene un magnifico dialogo tra il pianoforte e i due archi; la quinta variazione appartiene al pianoforte e la sesta è un tema molto arabescato, realizzato dal violino, su accompagnamento del violoncello e del pianoforte. La sensazione che si ricava dall’ascolto di questo Andante è di una delicata e incantevole atmosfera poetica.

L’Allegretto finale in 6/8 comincia con un ritmo di siciliana del pianoforte, cui risponde il violino, sostenuto dal violoncello. Si crea quindi una piacevole tessitura di armonie con un ritorno al tema, che viene ripreso dal violino su accompagnamento del pianoforte e con l’intervento del violoncello. Il tema del rondò si allarga e si intensifica e coinvolge tutti e tre gli strumenti in una inarrestabile cascata di invenzioni armoniche, realizzata con brillantezza e vivacità di colori contrastanti. Il Trio K. 564 sembra rispettare le regole di un discorso musicale accessibile a tutti e senza particolari tensioni e tormenti che pure esistono nell’arte mozartiana.

Di Dvorak si conoscono quattro Trii per pianoforte, violino e violoncello, e precisamente l’op. 21, l’op. 26, l’op. 65 e l’op. 90, scritti nel periodo che va dal 1875 al 1891 e oscillanti stilisticamente sotto l’influenza brahmsiana e quella wagneriana e lisztiana, pur con richiami a temi della musica folcloristica boema e slava. Non c’è dubbio che tra queste composizioni, improntate ad un nobile e fluente classicismo formale, la più importante e la più tipica della personalità dell’autore resta l’op. 90, meglio conosciuta sotto il titolo di «Trio Dumky», scritto nel febbraio del 1891 ed eseguito tre mesi dopo a Praga e successivamente in un giro artistico in Boemia e in Moravia dal complesso formato dallo stesso Dvorak, dal violinista Ferdinand Lachner e dal violoncellista Hanus Wilhan, al quale il musicista dedicherà più tardi il ben più celebre Concerto in si minore per violoncello e orchestra. Prima di entrare nel merito della struttura e delle varie parti di questo lavoro ci sembra opportuno ricordare brevemente il significato di Dumky, che è il plurale della parola dumka (un termine indicante pensiero o anche riflessione in italiano), intesa musicalmente come canto popolare di carattere elegiaco oppure come ballata costituita da vari movimenti sia lenti che vivaci, sui quali però predomina un sentimento di struggente malinconia. Quindi Dumky, almeno come l’intende Dvorak, è una successione di canti e di stati d’animo espressi con estrema semplicità di linguaggio, ora nostalgico e triste, ora ritmicamente spigliato, in buona parte psicologicamente somigliante alle Danze slave dello stesso artista.

La composizione, elaborata con ricchezza e varietà di temi, si articola in sei movimenti dalla impostazione armonica semplice, misurata e discorsiva, ma pur intensa nel suo intimo lirismo che affonda le radici nel patrimonio melodico boemo. La prima Dumka si apre con un Lento in mi minore, quasi un recitativo del violoncello, del violino e del pianoforte in un’atmosfera di attesa percorsa da seste ascendenti e discendenti. Nell’Allegro vivace una frase fresca e brillante del violino prende il sopravvento per due volte con un piglio zingaresco, mentre ritornano alcuni frammenti tematici iniziali. La seconda Dumka si snoda dolcemente patetica nel Poco adagio in do diesis minore e sfocia in un fosforescente Vivace, posto in netta contrapposizione al clima sentimentale precedente. Una breve cadenza del violoncello introduce ad una delicatissima cantilena del violino sorretta dal pianoforte, prima della chiusura in tempo allegro. Anche la terza Dumka alterna un Andante in tre quarti ad un Vivace in due quarti, ambedue nella tonalità di la minore; il primo è intriso di sognante poesia romantica e il secondo, invece, è una sequenza di saltellanti cromatismi, coinvolgente in modo piacevole tutti e tre gli strumenti. Il pianoforte riespone di nuovo la melodia fondamentale, su accordi sfumati e leggeri pizzicati del violoncello.

La quarta Dumka è in forma di rondò, il cui tema principale è affidato al violoncello nella tonalità di re minore su un accompagnamento ritmicamente scherzoso del pianoforte, che in un secondo tempo presenta un tema di sapore tzigano. Il discorso a tre si sviluppa tra piacevoli risonanze e gustosi ammiccamenti sonori e si conclude in sordina con i pizzicati del violino. La quinta Dumka è un unico Allegro costruito su brevi episodi ritmici del violoncello e del violino in stile imitativo; alla fine le parti si ricongiungono e ricapitolano il discorso secondo i canoni tradizionali. La sesta e ultima Dumka comincia con un motivo lento in do minore; il pianoforte in un passaggio più mosso prepara il successivo tema Vivace che, dopo una ricomparsa della frase precedente, si scioglie in una travolgente e infiammata esplosione di suoni.

Artisti e Compagnia

I Virtuosi Italiani

TRIO ORELON
JUDITH STAPF violino

ARNAU ROVIRA I BASCOMPTE violoncello

MARCO SANNA pianoforte

TRIO ORELON
Densità sinfonica, omogeneità sonora, "intensità ed emotività cameristica" (FAZ): queste qualità sono state attribuite al Trio Orelon già poco dopo la sua fondazione.

Solo negli ultimi due anni, il Trio Orelon ha vinto numerosi premi nazionali e internazionali, tra cui il primo premio e il premio del pubblico al concorso ARD di Monaco, il primo premio e il premio speciale per il miglior pezzo d'obbligo all'" International Chamber Music Competition" di Melbourne e il primo premio e il premio speciale per la migliore esecuzione del pezzo d'obbligo al concorso "Schubert und die Musik der Moderne" di Graz.

Inoltre, il trio è stato premiato in concorsi come il "Premio Trio di Trieste", l'"ICM Pinerolo-Torino", il Concorso Schumann di Francoforte e il Concorso Mendelssohn di Berlino.

Il Trio Orelon, fondato a Colonia nel 2019, deve il suo nome alla lingua mondiale esperanto, in cui "Orelon" significa semplicemente "orecchio", simboleggiando così i molteplici aspetti dell'ascoltare in musica.

La violinista Judith Stapf, il violoncellista Arnau Rovira i Bascompte e il pianista Marco Sanna sono incontrati presso le università musicali di Colonia e Berlino. La formazione del trio con pianoforte offre loro la massima sintonia musicale e anche umana: nel trio, i tre guardano con curiosità e dinamismo al lavoro di gruppo, combinando il tutto con un'energia incontenibile e un'estrema attenzione ai dettagli.

Diverse tournée hanno portato il Trio Orelon in tutta Europa e in rinomate sale da concerto, tra cui la Tonhalle di Düsseldorf, l'Herkulessaal di Monaco, la Konzerthaus di Berlino, la Alte Oper di Francoforte, la Beethoven-Haus di Bonn e la Gewandhaus di Lipsia. I tre musicisti presentano programmi tematici innovativi in ​​cui combinano il repertorio classico con opere meno conosciute o non ancora scoperte. Nel corso della ricerca sul repertorio, il trio ha sviluppato il progetto "Beethovens Töchter" ("Le Figlie di Beethoven"), che affronta la letteratura raramente eseguita di compositrici e le mette in relazione con il loro antenato Ludwig van Beethoven in concerti accompagnati da introduzioni esaustive.

Nell'estate del 2022 è stato pubblicato il CD di debutto del trio con opere della compositrice americana Amy Beach per l'etichetta "Da Vinci Classics". La registrazione è stata CD della settimana presso la Saarländischer Rundfunk e la RBB e ha ricevuto recensioni costantemente positive dalla stampa e dai media (tra cui Süddeutsche Zeitung, Hessisches Rundfunk, MDR e WDR).

Il trio è stato supervisionato artisticamente dal Prof. Jonathan Aner presso l'HfM di Berlino e dal 2022 il Prof. Thomas Hoppe presso la Folkwang University of the Arts di Essen è il nuovo mentore del gruppo.

Info e Biglietteria

BIGLIETTERIA 

Verona, Piazzetta Ottolini n. 9
Lunedì, Martedì e Mercoledì dalle 15.30 alle 18.00
Giovedì dalle 10.30 alle 13.00

oppure su prenotazione:
Mobile, WhatsApp, Telegram
+39 392 7178741  / +39 045 8006411
[email protected] 

presso il Teatro Ristori o San Pietro in Monastero
dalle 18.30 nei concerti serali
dalle 15.30 nei concerti pomeridiani

L’organizzazione e la vendita dei biglietti è gestita direttamente da I Virtuosi Italiani Impresa Sociale S.r.l.

sabato, 27 Aprile 2024 H 20:30sabato, 27 Aprile 2024 H 20:30sabato, 27 Aprile 2024 H 20:30

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Mercoledì, giovedì e venerdì dalle 16.30 alle 19.30

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Dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 19.00
Sabato dalle 9.30 alle 12.30

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