Per tutto il ‘700 bande di musicisti gitani furono attivi ai confini orientali dell’Europa ed erano attivi indifferentemente per i nobili Ottomani o per la nobiltà Asburgica. Alcuni di essi divennero molto celebri, come la bella violinista Panna Cinka (1711-72) o Janos Bihari, che visse fino all’alba del XIX secolo, ammirato come uno dei più grandi violinisti d’Europa (e ricordato come tale anche da Liszt nel suo libro sulla musica gitana e Ungherese). Bihari, come quasi tutti questi musicisti, non era in grado di leggere la musica, ma fortunatamente alcuni di questi meravigliosi brani sono stati conservati da altri musicisti che l’hanno ascoltato, come il pianista Ignatz Ruzitska (in Veszprem).
Ghielmi ha potuto lavorare su rare fonti sparse tra Ungheria (Transilvania), Slovacchia, Polonia ricostruendo parte di questo inaudito ed affascinante repertorio (Hajduk dances, magyar tanz, saltus ungaricus etc.).
Questo repertorio dell’europa orientale affascinò i compositori “barocchi” tedeschi, normalmente educati su modelli musicali italiani o francesi ed influenzò profondamente musicisti come Telemann, Graun, Benda etc.
I gitani, come spesso accade, vissero nel ruolo bipolare di comunità emarginata e di singoli personaggi “romanticamente”ammirati per la loro libertà e questa duplice veste permise loro, inconsapevolmente, di attuare come veri e propri ponti tra culture differenti. La regione che noi oggi conosciamo come Boemia, Moravia, Polonia, Ungheria era divisa, prima della complicata costituzione delle unità nazionali, in una complessa costellazione di etnie differenti, dominate ad est dall’impero Ottomano e ad ovest da quello Asburgico e poi Prussiano. In questa vasta area le bande di gitani portarono la loro influenza musicale dappertutto (impressionanti le tournée compiute per esempio dalla banda di Bihari). Un’accurata ricerca sui manoscritti mostra un incredibile repertorio ove spesso i pezzi più “classici” di autori come Graun, Hasse, Telemann, Vivaldi sono inframmezzati da danze magiare o “Hajduk” (danze dei briganti) ancora concepite su schemi musicali chiaramente Turchi o Persiani (Maqam).
Vittorio Ghielmi ci offre un programma che unisce, in un nuovo stile, la ricerca su questa antica vena gitana all’esplosiva creatività dei musicisti tradizionali con i quali Ghielmi ha lavorato durante la sua carriera. Un incontro di solisti come il gitano moldavo Marcel Comendant, virtuoso di cymbalon, il violinista tradizionale e jazzista slovacco Stano Paluch, la soprano e compositore Graciela Gibelli e gli altri amici e solisti de “Il Suonar Parlante Orchestra”.