Teatro Ristori
via Teatro Ristori,7 - Verona
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XXIII STAGIONE CONCERTISTICA AUTUNNO J. S. Bach - Contrapunctus da “L’Arte della Fuga” BWV 1080 M. Colombo - Corale Pop per tromba e archi R. Galliano - Aria per tromba e archi G. P. Telemann
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XXIII STAGIONE CONCERTISTICA
AUTUNNO
J. S. Bach – Contrapunctus da “L’Arte della Fuga” BWV 1080
M. Colombo – Corale Pop per tromba e archi
R. Galliano – Aria per tromba e archi
G. P. Telemann – Ouverture don Quixotte TWV 55:G10
D. Di Bonaventura – Sanctus per tromba e archi
P. Fresu – Ossi per tromba e archi
C. Monteverdi – Si dolce è ‘l tormento per tromba e archi
U. Caine – Memory per tromba e archi
G.F. Händel – “Lascia ch’io pianga” per tromba e archi
foto © Dan Codazzi
Organizzatore
I Virtuosi Italiani
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ACQUISTA ONLINE19Ott(Ott 19)20:00Gianluca Petrella20:00 via Teatro Ristori,7 - VeronaGenere:Jazz
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Gianluca Petrella, trombonista, è tra i più riconosciuti musicisti italiani nel mondo. Negli oltre 20 anni di carriera già trascorsi ha collaborato con artisti
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Gianluca Petrella, trombonista, è tra i più riconosciuti musicisti italiani nel mondo. Negli oltre 20 anni di carriera già trascorsi ha collaborato con artisti di fama internazionale scrivendo, performando e incidendo musica in maniera trasversale, dalla sperimentazione al mainstream. È universalmente riconosciuto per aver conquistato i palcoscenici e i festival più prestigiosi del mondo, per i lavori editi da prestigiose etichette e per le sue collaborazioni non solo in ambito jazz: dalla techno all’elettronica tedesca, passando per l’hip hop italiano e la dancefloor.
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(Giovedì) 20:00
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Una composizione intima, personale, introspettiva che Gustav Mahler scrisse quando si trasferì in Italia a Dobbiaco, in un momento molto particolare della sua vita in cui sviluppa le
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Una composizione intima, personale, introspettiva che Gustav Mahler scrisse quando si trasferì in Italia a Dobbiaco, in un momento molto particolare della sua vita in cui sviluppa le sue riflessioni sulla vita e la morte. Il nucleo filosofico di quest’opera inafferrabile e dai molteplici volti scaturisce dalla medesima fonte ideale di “Tod und Verklärung”, ossia la lacerante separazione dell’individuo dall’eterno ciclo di morte e rinascita del mondo. A differenza del precedente “Poema Sinfonico”, però, Das Lied si pone al termine del percorso creativo dell’autore, che raggiunge in questo ciclo l’esito più raffinato di quella combinazione di organicità e cura del dettaglio, così tipiche del suo stile. Tutto, in quest’opera, corrisponde a una duplice natura. Ciascun elemento si vede riflesso sia nel macrocosmo che nel microcosmo, in un gioco di specchi tra vita e morte in alcun modo leziosamente futile e decorativo, come la cornice esotica del testo indurrebbe a credere.
Il compositore, ispirandosi alla raccolta di poesie “Il Flauto cinese” tradotte e riadattate dal poeta Hans Berger, racchiuse in questo capolavoro la sua visione di natura, vita, morte, dolore e il suo amore sconfinato per la musica.
Das lied von der Erde, oggi può essere considerata il suo testamento artistico, infatti fu rappresentato postumo in prima assoluta il 20 novembre 1911 e diretto dall’amico Bruno Walter.
La nuova creazione multidisciplinare ideata regista e coreografo Mvula Sungani, vuole indagare gli aspetti più intimi del lavoro di Mahler, cercando di conferire, mediante la plasticità del suo linguaggio, la Physical Dance, la tridimensionalità ed il pathos suscitato da un’esperienza immersiva in cui il suono si fonde con il movimento.
La versione rappresentata è quella di Schönberg, in cui il lavoro diventa più intimo e rende il rapporto con la musica più avvicinabile, quasi palpabile, dando ai testi una presenza più incisiva, quindi portando l’uomo più vicino ancora alla natura stessa.
“Credo che questa composizione di Mahler possa essere considerata di grande attualità, in quanto tratta temi ecologici, parla del rapporto tra l’uomo e la natura ed auspica una rinascita comune. Questi argomenti ci riconciliano con il creato, quindi li ritengo fondamentali per indurci a riflettere sull’urgenza di tornare ad amare e rispettare la nostra amata Terra… ” Mvula Sungani
28Ott(Ott 28)20:00Steve Turre & Marco Marzola “Trio”20:00 via Teatro Ristori,7 - VeronaGenere:Jazz
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Steve Turre è uno dei più importanti innovatori del jazz al mondo. Nato da genitori messicano-americani e cresciuto nell'area della baia di San Francisco dove ha assorbito quotidianamente dosi
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Steve Turre è uno dei più importanti innovatori del jazz al mondo.
Nato da genitori messicano-americani e cresciuto nell’area della baia di San Francisco dove ha assorbito quotidianamente dosi di mariachi, blues e jazz, si è unito alla band di salsa Escovedo Brothers mentre frequentava la Sacramento State University.
Nel 1972 la carriera di Steve Turre prese slancio quando Ray Charles lo assunse per andare in tournée. Un anno dopo il mentore di Turre, Woody Shaw, lo portò nei Jazz Messengers di Art Blakey. Dopo il suo incarico con Blakey, Turre ha continuato a lavorare con un elenco diversificato di musicisti del mondo jazz, latino e pop.
A una di queste collaborazioni, quella con Rahsaan Roland Kirk, si deve l’introduzione del suono della conchiglia come strumenti che poi si scoprì essere anche tipico dei suoi antenati.
Steve Turre si evolve continuamente come musicista e arrangiatore. Ha una forte padronanza di tutti i generi musicali e quando si tratta del suo marchio distinto di jazz, tiene sempre un piede nel passato e uno nel futuro.
Sul palcoscenico del Teatro Ristori sarà con lui il Marco Marzola “Trio”:
Marco Marzola, al contrabbasso e basso elettrico, ha iniziato la sua carriera al conservatorio di Ferrara, per poi spostarsi a New York dove collabora con i musicisti più rappresentativi della scena jazz internazionale.
Keith Brown è uno dei pianisti più richiesti della scena jazz contemporanea, figlio d’arte come Orion Turre, considerato uno dei migliori batteristi jazz di New York della sua generazione.
Novembre
06Nov(Nov 6)20:00L'appello20:00 via Teatro Ristori,7 - VeronaGenere:Educational
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Presto online tutti i dettagli
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10Nov(Nov 10)20:00Joe Lovano, Marcin Wasilewski trio20:00 via Teatro Ristori,7 - VeronaGenere:Jazz
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L'unione del dinamico trio polacco Marcin Wasilewski con il tenorista americano Joe Lovano porta alla luce una musica speciale caratterizzata da un sentimento concentrato e profondo, in cui lirismo e
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L’unione del dinamico trio polacco Marcin Wasilewski con il tenorista americano Joe Lovano porta alla luce una musica speciale caratterizzata da un sentimento concentrato e profondo, in cui lirismo e forza sembrano idealmente bilanciati.
19Nov(Nov 19)20:00La Nona (dal caos, il corpo)20:00 via Teatro Ristori,7 - VeronaGenere:Danza
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(Sabato) 20:00
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3° step del progetto Transiti Humanitatis / un progetto di Nello Calabrò e Roberto Zappalà * PREMIO DANZA&DANZA 2015 “Produzione Italiana dell’Anno” "Opera significativa
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3° step del progetto Transiti Humanitatis / un progetto di Nello Calabrò e Roberto Zappalà
* PREMIO DANZA&DANZA 2015 “Produzione Italiana dell’Anno”
“Opera significativa perché idealmente viene a colmare anche la distanza tra la sua sede operativa Scenario Pubblico e l’istituzione tradizionale della città, il Teatro Bellini ove ha debuttato con grande successo, La Nona firmata da Roberto Zappalà per la sua bella compagnia è l’ultima impegnativa tappa del processo di maturazione artistica di un autore che da sempre usa la danza per riflettere sull’esistenza e sui valori dell’umanità. Il sommo Beethoven trascritto per due pianoforti da Liszt, fa da cornice e nume tutelare a questa perlustrazione intorno alla parola ‘amore’ e alla parola ‘fratellanza’ affidata alla danza energica, rigorosa, strutturata di Zappalà, capace di vibrare di chiaroscuri energici e espressivi e comunicare così emozioni e turbamenti. Dal caos in cui l’umanità ha mosso i primi passi fino all’armonia universale di un Amore celebrato senza generi e limiti, Zappalà ci suggerisce che al di là di tutto solo per il fatto che esistiamo in quanto ‘corpi’ e spirito, si realizza il senso della vita e la necessità di una fratellanza che accomuna tutti. Un messaggio su cui riflettere ora più che mai.”
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“A Parigi, nel 1482, in occasione della festa dell’Epifania, va in scena una strampalata opera del poeta Pierre Gringoire che, a sorpresa, viene interrotta dall’arrivo di un gruppo di zingari
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“A Parigi, nel 1482, in occasione della festa dell’Epifania, va in scena una strampalata opera del poeta Pierre Gringoire che, a sorpresa, viene interrotta dall’arrivo di un gruppo di zingari festanti e colorati, guidati da Clopin, il re degli argotiers. Tra di loro la bellissima Esmeralda che affascina i presenti con numeri di illusione e magia.
L’Arcidiacono della Cattedrale, Claude Frollo, è particolarmente turbato dalla giovane; Quasimodo, il deforme campanaro, si meraviglia di tanta bellezza mentre Febo, il capitano delle guardie reali, non riesce a staccarle gli occhi di dosso.
Ad assistere c’è anche la fidanzata di Febo, la perfida Fiordaliso, che da sempre odia profondamente gli zingari e vorrebbe cacciarli da Parigi; sarà questo il pretesto per mettere in pratica il suo piano: risolvere il mistero della Cattedrale per poter avere ricchezza e potere!
Questi gli elementi della storia, ricca di colori e ritmi che vi coinvolgeranno. Le vicende di Quasimodo ed Esmeralda, viste dalla Cattedrale, vi mostreranno quante facce può avere la verità. Venite a scoprirle…”
24Nov(Nov 24)20:00Avishai Cohen Quartet20:00 via Teatro Ristori,7 - VeronaGenere:Jazz
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(Giovedì) 20:00
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“Il tema principale di Naked Truth mi ha accompagnato fin dall’inizio della pandemia. Le otto note che sentite all’inizio della parte seconda sono state la partenza dell’intero processo compositivo: tutto
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“Il tema principale di Naked Truth mi ha accompagnato fin dall’inizio della pandemia. Le otto note che sentite all’inizio della parte seconda sono state la partenza dell’intero processo compositivo: tutto il lavoro fatto per assemblare l’album ruota intorno a quelle otto note, ed alle possibilità di sviluppo che ne potevano derivare. Man mano che esploravo, nascevano un sacco di domande, mi chiedevo cosa volessi dire in musica, cosa avessi bisogno di dire. Ed il percorso si trasformò in un viaggio personale ed emotivo. C’erano due storie parallele che si schiudevano, la ricerca per una struttura compositiva e qualcosa di esistenziale.” Avishai Cohen